Ci poniamo davanti a chiunque (ragazzo, volontario, genitore) con atteggiamento accettante: un approccio che mira a trasmettere il messaggio: «ti accolgo per quello che sei, tu vali così come sei».
Tuttavia “il bene fatto bene” resta per noi un punto fermo: approccio accettante non vuol dire affatto che va sempre tutto bene. Anche il bene ha le proprie esigenze.
«Tu vali così come sei» significa soprattutto: «Noi siano interessati a te comunque, anche mentre compi errori», e non «Ci vanno bene i tuoi errori».
Non smettiamo mai di credere che il ragazzo sia protagonista del proprio cambiamento, così l’aiutiamo a indebolire i propri “alibi”. Riteniamo, infatti, che quando vediamo un altro “fare male” una cosa o “non farla affatto”, ciò sia spesso sorretto da ragioni che paiono sensate a lui, mentre noi le definiamo alibi. Eppure, per il ragazzo che agisce in un quel modo, quelle ragioni sono delle spiegazioni e le spiegazioni possono esser discusse. Perciò rimaniamo in relazione con lui invece che appiccicargli un’etichetta.
Siamo convinti che TUTTI i ragazzi abbiano un enorme potenziale e che sia nostro compito aiutarli a svilupparlo, Perciò, Accogliamo TUTTI i ragazzi, non soltanto quelli con difficoltà.
Vogliamo che il “Meglio dopo, Insieme” sia uno spazio di normalità un luogo nel quale sperimentare modalità nuove e sane e non una riserva per disadattati.
I nostri valori cristiani, inoltre, ci spingono alla solidarietà e al rispetto di TUTTI gli individui, senza nessuna differenza.